Il neo-allenatore si presenta alla piazza.
Dalla Tribuna di Treviso a firma Silvano Focarelli l'addio a Rieti di coach Rossi e la nuova avventura nella massima serie: «Quella di Treviso è stata una chiamata che forse non potevo aspettarmi ma sapevo che, se fosse arrivata, l'avrei accettata con tutto me stesso. Magari al salto di categoria sarei stato pronto anche prima, però l'aver sperimentato certe dinamiche in una piazza esigente come Rieti mi ha sicuramente aiutato perché ho acquisito maggiore consapevolezza».
Piazza esigente
«Di Treviso non devo essere io a parlarne ma la storia. Da questo punto di vista per me arrivare lì sarà solo uno stimolo. Sono abituato a lavorare in condizioni non sempre favorevoli, soprattutto amo lavorare a testa bassa: non avrò vinto scudetti o Coppe però tutto ciò che ho fatto è arrivato grazie al sudore mio, dello staff e dei giocatori. Per cui giungere a Treviso non è qualcosa che mi dà ansia ma, al contrario, mi regala tanta carica».
Filosofia
«La mia idea di pallacanestro parte dalla costruzione di una forte identità caratteriale. Le mie squadre non mollano mai, in difesa sono dure, combattive perché in marcatura servono soprattutto mentalità ed energia. In attacco sono duttile e mi adatto a ciò che ho a disposizione, la spesa al supermercato chiedendo questo e quello non l'ho mai fatta. Quest'anno, a metà stagione, mi sono reso conto che l'idea offensiva iniziale non fruttava, quindi ho deciso di sciogliere un po' le briglie. Ed alla fine ha pagato, se pensiamo che Rieti ha chiuso la stagione regolare al quarto posto ed è stata semifinalista ai playoff».