Maurizio Gherardini visto da Giuseppe Marmina

28 giugno 2025 16:46

Giuseppe Marmina, attraverso la sua pagina Facebook, racconta Maurizio Gherardini.

Ci sono figure che non puoi raccontare in due righe, nemmeno se le sintetizzi bene. Maurizio Gherardini è una di queste. Il suo è un percorso che non segue linee rette, ma intreccia esperienze, ruoli, luoghi, sfide. Dalla sua Forlì – dove ha iniziato praticamente facendo tutto: giocatore, allenatore, dirigente – fino a Treviso, dove ha costruito una delle realtà più innovative d’Europa. Poi l’NBA, prima vera frontiera, con i Raptors. E infine Istanbul, con il Fenerbahce. Ovunque sia andato, ha lasciato qualcosa che è andato ben oltre i trofei.
Gherardini ha sempre avuto una dote rara: la capacità di unire sguardo tecnico e sensibilità umana, di leggere non solo il talento, ma le persone, di essere un punto di riferimento senza mai essere ingombrante. È stato precursore nello scouting, nell’organizzazione, nella gestione delle relazioni. Non è mai stato semplicemente “un dirigente”. È sempre stato qualcosa di più: un tessitore, un costruttore di visioni, un osservatore curioso.
Ho avuto la fortuna di leggere e studiare tutti i suoi articoli giovanili su Superbasket e vi assicuro che già allora – in un’Italia che faticava ad avere accesso alle storie NBA – sapeva raccontare il gioco americano con una profondità e una precisione da autentico insider.
Nel tempo ho avuto anche la possibilità di sentirlo parlare in diverse occasioni, dal vivo e online. Sempre pacato, sempre lucido. Con quella calma che non è distanza, ma controllo e con quel modo tutto suo di semplificare anche i contesti più complessi.
Ora prende in mano la guida della Lega Basket. E se c’è una persona che può traghettare il basket italiano in una fase nuova, più moderna e più credibile, è proprio lui, perché conosce il campo, ma anche quello che c’è attorno, perché non ha mai smesso di imparare, perché ha vissuto il basket in tutte le sue forme e in ogni latitudine, senza mai perdere l’equilibrio. Lo fa con uno stile che mi è sempre piaciuto: discreto, serio, sostanziale. Un approccio fatto più di contenuti che di dichiarazioni, più di lavoro silenzioso che di passerelle. Ed è per questo che oggi, da appassionato di questo sport, sono felice. Perché a guidare la LBA ci sarà una persona che il basket lo conosce, lo rispetta e lo ama. E perché, ogni tanto, anche nel nostro mondo, le scelte giuste accadono.
Bentornato in Italia, Maurizio! Bentornato a casa.

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28 giugno 2025

Quarta puntata, in esclusiva per SB.it, del direttore della rivista Superbasket sul "Coaching".

 
 
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