Uomo di spessore ed esperienza.
Da Il Piccolo a cura di Lorenzo Gatto. Israel Gonzalez? La Pallacanestro Trieste ha scelto davvero un grande coach. Dal punto di vista tecnico ma, prima ancora, sotto il profilo umano. «Una persona di intelligenza rara: a Trieste ho vissuto e ho imparato a conoscere la città e i tifosi, sono sicuro che si farà apprezzare». Carlo Finetti, il giovane allenatore senese che a Trieste ha guidato la Servolana passando dal settore giovanile del Basket Trieste prima di trasferirsi a Udine, vive ormai da tre anni in Germania. È stato prima assistant coach a Tiibingen poi, nelle ultime due stagioni, sempre da secondo, ha allenato a Heidelberg, in Bundesliga, dove ha avuto modo di conoscere quello che è stato nominato da poco il nuovo allenatore della Pallacanestro Trieste. «Era tra i relatori quando ho partecipato a un clinic organizzato dall'Eurolega ad Antalya, in Turchia- racconta Finetti - ho avuto modo di ascoltare le sue lezioni e di approfondire poi la sua conoscenza a tavola davanti a un bicchiere di vino. Ho conosciuto una persona con un'intelligenza fuori dal comune, con una predisposizione all'ascolto e una capacità di mettere il suo interlocutore a proprio agio che di questi tempi è davvero rara. Parlando dell'aspetto tecnico - continua Finetti - Gonzalez è stato per tanti anni assistente di Aito, una vera e propria leggenda del basket spagnolo. Tra Tiibingen e Heidelberg l'abbiamo affrontato quattro volte e devo dire che alcuni concetti come il movimento senza palla, l'attitudine al contropiede e alla velocità, sono aspetti che si percepiscono molto bene. Si giocherà un basket fatto molto di letture, con una traccia iniziale sulla quale il talento dei singoli avrà modo di esprimersi». Per Trieste e per la Pallacanestro Trieste, dunque, l'arrivo di un coach come Gonzalez può rappresentare un passaggio di crescita importante. «Credo di sì - continua Finetti - penso ci siano tre aspetti fondamentali da tenere in considerazione. Il primo è legato alla parte emotiva di questo lavoro. Trieste è una piazza che ha bisogno di emotività, di creare empatia con i propri allenatori. Non è un caso che in passato coach come Bogdan Tanjevic, Cesare Pancotto ed Eugenio Dalmasson siano riusciti a creare un legame così forte con la città e i tifosi. In un momento in cui i triestini devono ancora abituarsi al modello che Michael Arcieri sta portando, un coach come Israel Gonzalez credo possa essere importante». Ci sono poi considerazioni legate più strettamente alla pallacanestro. «Trieste è una città apprezzata per la grande passione con cui vive la pallacanestro - sottolinea il giovane coach senese - e per il calore che i suoi tifosi sanno esprimere all'interno del palazzetto. Il muro rosso è un'immagine riconosciuta e riconoscibile, l'arrivo di Gonzalez può fare in modo che in futuro possa essere identificabile anche per il suo stile di gioco». C'è poi un ultimo aspetto da tenere in considerazione. «A livello strategico l'arrivo del coach spagnolo sarà importante perché permetterà alla Pallacanestro Trieste di associare il suo nome a quello di un profilo di alto livello europeo. Se la volontà del presidente Paul Matiasic e del general manager Michael Arcieri è quello di mettere la città sulla mappa del basket che conta, la presenza di Gonzalez sarà certamente un passaggio importante».