Michele Verderame – Il gigante dal cuore gentile.
Ci sono persone che, anche quando se ne vanno, continuano a lasciare luce. Michele Verderame era una di queste. Un gigante nel fisico, certo, ma ancor di più nell’animo. Il suo sorriso, le sue parole sempre gentili, la sua ironia che arrivava all’improvviso per strapparti una risata anche nei momenti più tesi... resteranno impressi per sempre in chi ha avuto il privilegio di incontrarlo.
Non servono troppi giri di parole per raccontare chi era Michele. Bastava incrociarlo una volta per capire che avevi davanti una persona buona, disponibile, vera. Uno che non faceva rumore, ma che lasciava il segno. Seppur solo per una parentesi nelle giovanili di Livorno, seppe farsi apprezzare ovunque andò: per la sua semplicità, per il rispetto che portava e per la sua umanità.
Io ebbi la fortuna di conoscerlo a Pesaro, quando vestiva con orgoglio la maglia della Scavolini. Lì, in mezzo a una squadra che lottava per il vertice, Michele brillava per il suo talento, ma anche per la sua bontà e la sua gentilezza. In un mondo spesso frenetico e competitivo, lui riusciva a distinguersi per il modo in cui trattava tutti: con rispetto, con ascolto, con cuore. Lo ricordo come un compagno autentico, capace di regalarti un gesto sincero o una parola giusta, sempre con naturalezza.
La pallacanestro lo portò lontano, ma ovunque andasse Michele portava con sé gli stessi valori: lealtà, passione, spirito di squadra. E non dimentichiamolo, la sua immensa capacità di far sentire chiunque accolto. Era l’istruttore che i bambini adoravano, il compagno che ti faceva sentire al sicuro, l’amico che c’era sempre, anche a distanza di chilometri.
Nel 2011 arrivò a Peschici, e fu subito amore. Amore per la comunità, per i giovani, per lo sport. Diede tutto sé stesso affinché il basket diventasse uno strumento educativo, una palestra di vita. E ci riuscì. Peschici lo abbracciò come uno di famiglia, perché Michele non chiedeva nulla, ma dava tutto. Con professionalità, con dolcezza, con cuore.
Lo chiamavamo "il gigante buono". E oggi quel soprannome fa un po' più male, perché la sua assenza è un vuoto che pesa. Un addio che non avremmo mai voluto scrivere. Ma Michele non ha perso: ha vinto la partita del cuore, quella che conta davvero. Perché ha seminato affetto ovunque sia passato, lasciando amici sinceri, allievi grati, e una comunità che non lo dimenticherà mai.
A Libera, a Matteo, e a tutti i suoi cari, va il mio abbraccio più forte.
Con immensa gratitudine e affetto,
chi ha avuto la fortuna di incrociare il cammino di un uomo speciale.
Riposa in pace caro Michele