Ivanovic predicava difesa e a Valencia non c'è stata

04 ottobre 2025 13:10

In partita con cedimento finale.

Da La Repubblica di Bologna a cura di Walter Fuochi, il recap della sfida di Valencia. Finisce 103 a 94 contro gli spagnoli guidati dai canestri di De Larrea. Non bastano i 24 punti realizzati da Morgan. La partita che mai la Virtus avrebbe voluto giocare, ubriacante per ritmo e velocità, le cade addosso nella magnifica nuova arena del Valencia, dove i padroni di casa fanno sempre i padroni. Dunque, fanno festa, in quindicimila. La velocità degli uomini arancioni denuda la difesa italiana, che non presidia nè l'area nè l'arco, e presa in mezzo da un giro di palla vorticoso, che ne stana ogni smagliatura, viene infilzata ancor più agilmente nel ventre molle che espone davanti al suo ferro. Ai piedi dello splendido ventenne De Larrea, già notato nella Roja dell'ultimo Scariolo, basterebbero i 103 punti all'incasso per capire che fin lassù la Virtus non può mai arrivare, e dunque ha infilato la strada sbagliata di una corsa a cento all'ora. Ha dato pure l'illusione di poterla cavalcare, rientrando due volte da pesanti -12, ma facendosi subito ributtare indietro, ogni volta che accostava un -2. L'ultima, a 8' dalla fine, prima d'essere brutalizzata, sfinita e delusa. In campo era rimasta solo Valencia, a folleggiare fino in fondo. La partita sbagliata della Virtus ha molte facce. Meglio, quasi tutte. Si fa prima a dire chi ha meritato la pagnotta. Morgan, ancor più che per i 24 punti (o il 10/16), per le scosse elettriche date. Alston e Jallow, per gli ultimi assalti vincenti, rinunciando ai tiri perchè c'era gloria facile in area. Pajola per i vani sforzi di cucitura di una tela sbrindellata da ogni parte. Il resto, lacrime e stridor di denti, con lo sprofondo grottesco di Taylor, limitato a 32" in campo, gonfiati da 3 erroracci, il nulla di Vildoza, il poco stavolta anche di Niang, che ha sfarfallato in voli senza speranza, di Diouf, di Hackett. Edwards ci ha provato, ma dire che ne ha tratto esiti è un azzardo: il suo 3/12 da due, raid speranzosi finiti a sbattere su muri e ferri, l'ha punito più del 3 su 4 da tre, dannandolo dentro una partita furente, ma irrisolta. S'apre la casa dei sogni e introduce al gioco uno spettacolo son et lumiere, ma a fare luce è pure il basket show d'apertura, con entrambe le squadre rapide, più belle davanti che dietro. Comanda la Virtus fino al 15-11, poi è quella delle due che più sbraca in difesa e lì inizia a imbarcare acqua. La chiglia si sfascia nel secondo quarto: palle perse, rimbalzi lasciati, liberi aggiuntivi regalati, vie al ferro sgombre come la tangenziale di notte, la Virtus spalanca tutte le porte. Finché pure Morgan si traveste da valenciano, arriva al cerchio e sveglia la truppa. Da -12 a -8, la sua scossa si propaga. Il -3 del riposo è una partita risanata, i 49 subiti una discesa che porta al fosso. Eppure, poteva andar peggio. Ripresa. La Vu azzanna un -1, ma Thompson, l'americano azzurro, le punisce i tardivi rientri con 8 punti a fila che scavano di nuovo il fosso. 60-48, la Virtus esce dalla sbornia, se la gioca alla moda valenciana (corse, entrate, tiri rapidi), risale a -2 coi raid di Jallow e Alston e l'energia di Diarra. L'ultimo quarto è una partita aperta. -2 a 8' dal gong, ma finisce lì. Senza più mira da tre nè lucidità la Virtus crolla e Valencia dilaga.

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