Il campione deciso.
Dal Gazzettino di Treviso a cura di Mattia Zanardo, le parole di Riccardo Pittis. «Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano», cantava Antonello Venditti. E per Riccardo Pittis il ritorno a Treviso Basket, è stato, appunto, una «questione d'amore». Dopo aver contribuito a lanciare il progetto, l'ex capitano della Benetton, una delle leggende della palla a spicchi azzurra, non aveva più avuto un coinvolgimento in prima persona. Il legame, però, non si è mai interrotto del tutto e ora, complici l'amicizia e la stima con Piegiorgio Paladin, vicepresidente del consorzio UniVerso, e Matteo Contento, numero uno biancazzurro, Pittis è tornato nel cda del club. Oltre a lui e allo stesso Contento, dell'organismo fanno parte i confermati Massimo Stefanello (vice) e Luca Chiggiato e l'altro volto nuovo, Luca Serena. Come nasce questa scelta? «Più che della razionalità, è frutto della sfera emotiva. Vorrei poter essere d'aiuto a Tvb in un momento sicuramente non facilissimo dal punto di vista sportivo, anche se non so ancora bene in che modo posso farlo». Certamente potrà mettere a disposizione la sua esperienza e conoscenza del basket. «Qualora qualcuno ritenga possa essere utile, sarò ben lieto di farlo. Però voglio sia chiaro fin da subito: nessuno deve pensare che sia arrivato il salvatore. Per questo, innanzitutto cercherò di ascoltare e osservare un ambiente che non conosco dall'interno, in modo da scoprire quale potrà essere il miglior contributo da parte mia alla squadra e al club. Una cosa è certa: vorrei che la mia presenza rappresentasse un valore aggiunto, altrimenti sarebbe inutile per la società, per la squadra e anche per me stesso». Ha assistito alla vittoria su Cantù nell'ultima partita, come le sembra questa Tvb? «Dopo i primi dieci minuti in cui si intuiva che era ancora molto tesa per la situazione che sta vivendo, la squadra mi è piaciuta molto. Quando hanno iniziato a giocare mettendo attenzione soprattutto all'aspetto difensivo, ecco che, anche in attacco, il pallone pesava molto meno. Questa, secondo me, è la base da cui iniziare un nuovo percorso come squadra: difendere per far sì che, poi, anche un eventuale errore in attacco sia meno influente». La classifica è delicata e ora si profila una serie di partite cruciali. «È sicuramente un momento chiave. Così come era fondamentale vincere domenica scorsa, contro una potenziale diretta concorrente. Adesso quello che si deve fare è pensare una partita alla volta, giocare minuto dopo minuto, senza guardare la classifica o preoccuparsi di cosa potrà accadere in futuro. Di certo, è una situazione sfidante, ma è altrettanto vero che, paradossalmente, queste situazioni sono una grandissima opportunità per diventare una squadra vera. Quando le cose vanno bene, sono bravi tutti. E' nei momenti difficili che emergono, appunto, i giocatori veri e le persone vere. La Nutribullet ha la possibilità di dimostrare a se stessa, in primis, e poi a tutti gli altri di essere una squadra vera, capace di uscire unita dalle difficoltà». Servirà anche l'apporto dei tifosi? «Da giocatore sono sempre stato visceralmente legato ai tifosi: tutto quello che mettevo in campo, lo facevo per dar loro gioie e soddisfazioni da condividere. Ecco perché dico che i tifosi sono parte della squadra e, come tali, hanno il dovere di giocare insieme alla squadra. E con questo termine, non mi riferisco solo ai cestisti o allo staff tecnico, ma anche a tutti coloro, dal presidente al magazziniere, che lavorano dietro le quinte. Mettiamo da parte le contestazioni e le delusioni: pensiamo una partita alla volta, in primis per risalire dalla parte bassa della classifica, poi vedremo di toglierci più soddisfazioni possibili».