C'è bisogno di avere una squadra subito competitiva.
Dal Gazzettino di Treviso a firma Alberto Mariutto, la situazione in casa trevigiana. Non è mica facile fare il presidente di una squadra che perde tante partite: quando vinci non devi dare tante spiegazioni, ma quando collezioni sconfitte ti tocca proprio. Matteo Contento, suo malgrado, lo sa fin troppo bene: «Non siamo certo lieti delle cinque gare perse, e neppure di aver subito così tanti punti. Tutta la società però è convinta delle scelte fatte la scorsa estate e siamo sicuri che ci siano i margini per svoltare questa classifica». I tifosi cominciano a essere stanchi e chiedono risultati... «La squadra è nuova e questo non aiuta. Però va detto che nelle ultime stagioni abbiamo sempre avuto la sfortuna di partire ad handicap, con infortuni più o meno intensi. Non siamo una società che si può permettere un roster di dodici, tredici o sedici atleti: quando ci viene a mancare sul nascere un giocatore di rotazione importante, andiamo in difficoltà non solo nella singola partita, ma di settimana in settimana. Sei costretto a chiedere troppi minuti in campo a chi avrebbe bisogno di rifiatare, quindi si genera un circolo vizioso». Le previsioni sul recupero di Weber erano sbagliate? «Sappiamo benissimo che la questione ci ha spiazzato, ma non perché siamo degli ingenui: è stato un infortunio molto atipico e ci siamo affidati a specialisti del settore. All'inizio ci avevano detto che in un mese sarebbe tornato a giocare e non ci sembrava il caso di inserire un elemento a gettone solo per le prime due gare di campionato, era veramente illogico. Purtroppo queste situazioni sono delicate e i tempi si sono dilatati: con il senno di poi, è facile criticare e condannare le scelte fatte». C'è una fine in fondo al tunnel? «Mercoledì (domani, ndr) abbiamo il consulto definitivo e siamo ottimisti: speriamo che vada bene, che si riprenda e che l'atleta possa in brevissimo tempo tornare ad allenarsi con il gruppo. Se ci saranno brutte notizie, interverremo sul mercato, non ci sono dubbi». Il momento più difficile è stato a Cremona? «Siamo scesi in campo in condizioni oggettivamente pietose senza due stranieri, con un giocatore slogato e un altro con quaranta di febbre. Mi è dispiaciuto ovviamente per i tifosi, ma anche per i ragazzi stessi, che sono stati costretti a giocare in simili situazioni, uscendone mentalmente frustrati». La vittoria sfiorata all'esordio contro Brescia aveva forse illuso l'ambiente? «Spiace, perché potevamo portarla a casa, ma siamo usciti dal Palaverde con il sorriso, perché i ragazzi avevano giocato davvero una bella partita. Poi abbiamo trovato squadre di alta caratura: Tortona, che è in grandissima forma; Napoli, che viene considerata al nostro livello ma in realtà ha uno spending molto elevato; e ovviamente Trieste, che tutti conosciamo. Quest'anno, più dello scorso, c'è stato un livellamento verso l'alto molto importante». E Tvb dove la collochiamo? «La nostra società ha dei limiti dimensionali per cui non possiamo paragonarci con le prime otto, nove in classifica: sono club che oggettivamente hanno strutture e forze molto, molto rilevanti. Noi dobbiamo essere bravi a far gruppo e mantenere la serenità che ci ha sempre contraddistinto». Avete pensato di correre subito ai ripari, per evitare che la situazione si aggravi? «Cambiare le cose in corsa molto spesso non ripaga in termini di risultati: lo devi fare quando una situazione si è incrinata, se alcune persone sono disfunzionali al progetto. Ma qui abbiamo un gruppo molto sano, tutti stanno lavorando nella stessa direzione e c'è una compattezza e solidità che ci rende fiduciosi. Aspettiamo che passi la buriana, recuperiamo Weber e poi ripartiamo di slancio».