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Dalla Gazzetta dello Sport a cura di Giuseppe Nigro, il recap della sfida di ieri fra Milano e Bologna. Un segnale forte al campionato. L'Olimpia fa perdere la testa alla Virtus, battendola per la seconda volta su due in stagione, dopo la Supercoppa, e fermandola dopo 55 giorni e sette vittorie di fila in Serie A, prima sconfìtta in trasferta e seconda in Serie A per le V Nere. Che avevano l'occasione di scavare un solco di 8 punti in classifica con la rivale designata da pronostici, blasone e budget, finendo rimpicciolita da una notte da soli 63 punti segnati, 25 in meno rispetto alla media stagionale, con Edwards tenuto a 4/20 al tiro. È il timbro diverso di questa sesta vittoria in sette partite di Peppe Poeta alla guida di Milano, la prima su Ivanovic a cui aveva ceduto il passo l'anno scorso in finale scudetto, che col piano partita e l'applicazione dei suoi fa di necessità virtù all'ennesima partita con la squadra decimata.
Difesa Olimpia - Voleva rotazioni corte, il coach Olimpia, e gli tocca farle per il tutto esaurito in infermeria ora che si è aggiunto il forfeit di un inamovibile come Bolmaro (adduttore sinistro contro il Pana) a quelli di giocatori visti meno come Brown, Mannion, Tonut, Flaccadori, Sestina e Diop, più Totè in panchina per onor di firma. Il totale fa otto, praticamente una squadra intera. «Abbiamo fatto una partita di resilienza pura tenendo la Virtus a 63 punti: non pensavo che avessimo tutte queste energie, se difendiamo così ci possiamo divertire - dice Poeta -. Una partita di qualità difensiva assoluta: sia Guduric che Shields sono stati molto disciplinati togliendo tutte le uscite a Edwards e sui giochi a due sono stati bravi i lunghi a uscire forte su di lui. Ma gli aggiustamenti funzionano solo con la voglia e l'abnegazione». L'Olimpia saluta il Forum, una delle sedi dei Giochi Invernali, e da domani col Real in Eurolega sarà per tre mesi all'Allianz Cloud. E lo fa, sotto gli occhi del presidente Fip Gianni Petrucci, legittimando il successo nel più atteso dei big match italiani con una partita condotta praticamente tutta, tranne l'inizio ripresa a cui ha saputo reagire, godendosi l'ormai solito Brooks e i lampi di quello che può essere e significare Nebo.
Poca Virtus - La prima spallata Milano aveva provato a darla quando l'impatto dalla panchina di Nebo, 10 punti in 7', si è aggiunto a quello ormai consolidato di Brooks (23-11 all'11'). Il primo giro di cambi ha ridato energia a una Virtus entrata in campo scarica, oltre che senza Morgan per una botta al polso sinistro con l'Hapoel: l'impatto di Niang, sommato all'intelligenza di Smailagic e tre triple in 6' dell'unico lampo di Edwards l'hanno riportata sul 31 pari al 16', grazie anche alle perse (5) e agli errori da tre (0/7) del 2° quarto di Milano con Ellis annebbiato. A inizio ripresa è arrivato anche il sorpasso (38-45 al 23') con due bombe di Vildoza, ma prima gli errori di Diouf poi i minuti di riposo di Edwards hanno spalancato le porte al ribaltone Olimpia: 17-2 in 5' con l'adrenalina di LeDay (7 in 3'), Ellis a rifiatare e un Brooks da 11 punti nel 3° quarto (58-49 al 30'). Gli ospiti non rientreranno più oltre il -6. «La partita si è decisa quando sul +7 abbiamo perso il pallone per un antisportivo: Milano ha segnato 5 punti, ha preso fiducia e ha indirizzato la partita - dice Ivanovic -. L'Olimpia ha giocato più di squadra, serviva più intensità in difesa e muovere più palla in attacco». La partita di Alston, Diouf e Jallow è per la Virtus una spinta ulteriore al pensiero stupendo di regalarsi per l'anno nuovo il ventenne azzurrino Francesco Ferrari, quando da gennaio si aprirà la finestra di uscita da Cividale.