Coaching. Le 'Regole' di Dan Peterson. 001 - 'Verticale'

25 giugno 2025 11:36

Inizia oggi una nuova serie di interventi, in esclusiva per SB.it, del direttore della rivista Superbasket.

    Mi piace dire che ho portato lo stretching in Italia negli anni ’70.  L’avrò fatto per il basket ma altri sport lo conoscevano già, specie l’atletica leggera.  Poi, i miei preparatori atletici hanno fatto qualcosa di stretching, tutti provenienti dall’atletica leggera.  Ma l’uomo che l’ha fatto diventare una cosa fondamentale nel basket è stato Bob Anderson, mezzo fondista da Denver. Colorado.  Ero a Los Angeles nei primi anni ’70 per vedere la lega d’estate.  Proprio lui, Bob Anderson, faceva vedere lo stretching alla squadra d’estate dei Los Angeles Lakers e loro ‘trainer,’ Gary Vitti.   Avevo due domande: (a) aiuta per prevenire gli infortuni?  (b) aiuta per migliorare la prestazione sportiva?  Avevo la mia opinione su entrambe le domande: (a) certo, potrebbe aiutare a evitare infortuni; (b) meno certo per migliorare la prestazione sportiva.  

     Visto che una mia vera ‘ossessione’ è stata l’idea di fare tutto il possibile per evitare infortuni, anch’io ho sposato l’idea dello stretching all’inizio dell’allenamento.  Con questo, l’ho portato alla Virtus Bologna nell’estate del 1974.  La mia idea è stata questa: usare i primi 30’ dell’allenamento per riscaldamento, far circolare il sangue, preparare i giocatori per il contatto fisico.  Dovevo solo decidere quanti minuti fare lo stretching e per quanti secondi tenere ogni stretch.  All’inizio ho fatto 15’ di stretching.  Mio preparatore atletico alla Virtus, Giorgio Moro, è stato entusiasta di tutto: “Coach, hai portato una grande cosa.”  Poi, i giocatori lo accettarono senza problemi.  Quanti secondi?  Ho optato, all’inizio, per 25” per ogni stretch.  Ma avevo notato che Bob Anderson variava la durata da uno stretch all’altro.  Cercavo di copiare il suo sistema alla lettera.

   Ho aggiunto un esercizio mio: camminare la lunghezza del campo con il piede piegato verso l’esterno e il ritorno con il piede piegato verso l’interno.  Tutto per fare stretching alle caviglie.  Interessante: zero distorsioni della caviglia quell’anno!!  Ho chiamato questo esercizio ‘Jerry Lewis’ dopo il famoso comico americano che spesso camminava così quando faceva ridere tutti. A Milano facevamo solo 10’ di stretching all’inizio dell’allenamento, subito dopo il ‘Verticale.’  Ho cercato di seguire i consigli del mio grande preparatore atletico, un mito, Claudio Trachelio, ex-recordman italiano nella staffetta 4 x 400.  Claudio è stato all’Olimpia prima di me, poi tutti i miei nove anni, 1978-87, e anche dopo di me.  La sua saggezza mi ha fatto capire lo stretching ancora di più.  Foto: libro di Bob Anderson; Claudio Trachelio.  

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Seconda puntata, in esclusiva per SB.it, del direttore della rivista Superbasket sul "Coaching"

 
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