Olivier Nkamhoua, nuovo giocatore di Varese, visto da Giuseppe Marmina

28 giugno 2025 12:12

Lo scout Giuseppe Marmina, attraverso la sua pagina Facebook, presenta il nuovo straniero della Pallacanestro Varese.

La Pallacanestro Varese ha ufficializzato l’ingaggio del suo nuovo straniero: Olivier Nkamhoua. Un playmaking big con esperienze NCAA, nazionale finlandese e Basketball Champions League, pronto a portare fisicità, versatilità e intensità su entrambi i lati del campo. Racconto la sua storia, tracciando anche un breve profilo tecnico.

La storia di Olivier Nkamouha – e prima ancora, la sua persona – è l’incrocio perfetto tra due culture, due continenti, due modi opposti di guardare il mondo, tra Finlandia e Camerun, tra sogno e sacrificio, tra quello che voleva diventare e quello che è già diventato.
Nato in Finlandia, figlio di madre finlandese e padre camerunese, Olivier scopre tardi l’anima africana che porta dentro. I genitori si separano quando ha appena 6 anni. Il passaggio da una cultura silenziosa, riservata, a una travolgente, fatta di musica, festa e senso profondo di comunità, avviene solo nel 2017, quando si trasferisce a vivere con il padre e inizia davvero a comprendere cosa significhi appartenere.
Come tanti ragazzi europei, Nkamhoua cresce con il pallone tra i piedi. È suo padre a trasmettergli la passione per il calcio, alimentata da racconti e trasferte in giro per il mondo. Ma è solo quando si affaccia all’adolescenza che il basket diventa una possibilità concreta. Prima c’è solo il desiderio di mettersi alla prova, il bisogno di sentirsi parte di qualcosa. “
Il vero cambio di passo arriva però quando, consigliato dal padre, entra all’HBA – Helsinki Basketball Academy. Un ambiente competitivo, dove scuola e sport si fondono e dove Olivier inizia a vedere un sentiero verso qualcosa di più grande. Anche se, come lui stesso ammette, il talento non era immediatamente evidente.
Con una convinzione quasi ingenua, a 13 anni dice di voler andare in NBA. E quando arriva il momento di scegliere, decide di trasferirsi dal padre e tentare la strada americana.
Durante il suo junior year a Richard Montgomery High School, un infortunio alla gamba gli toglie un’intera stagione. Un colpo durissimo, considerando che aveva davanti solo un anno per mostrarsi a livello nazionale. L’occasione si riapre con l’approdo alla Bishop Walsh School, una realtà che proprio in quel momento stava lanciando un progetto ambizioso con un calendario di gare di livello nazionale. È la combinazione perfetta: una scuola che cerca visibilità e un ragazzo che vuole conquistarsela.
In quel contesto, Nkamhoua fa ciò che ha sempre fatto: lavora. Usa ogni occasione per costruirsi una reputazione. E quando il calendario propone una sfida contro la fortissima Oak Hill, risponde presente. Di fronte a un avversario di primo piano, brilla su entrambi i lati del campo. Il risultato? Le offerte arrivano, insieme all’attenzione degli scout delle principali conference NCAA..
Il suo approdo a Tennessee rappresenta il consolidamento. In quattro stagioni affina il proprio gioco, cresce sotto la guida di Rick Barnes, fa esperienza europea con la nazionale finlandese e aggiunge tasselli importanti a un’identità cestistica sempre più matura.
Nella selezione finnica condivide il parquet con veterani affermati e promesse emergenti. Osserva, impara, guida, senza mai forzare il ruolo, ma occupandolo con naturalezza.
Dopo quattro anni a Knoxville, con un ruolo crescente fino al Sweet 16 del 2023, Nkamhoua sceglie di trasferirsi da grad transfer a Michigan. Un’opportunità per mettersi in mostra, espandere il proprio gioco, prepararsi al salto tra i pro.
Dal primo giorno in maglia Wolverines, comunica con semplicità e autenticità: un’energia contagiosa, una maturità che va ben oltre il ruolo di transfer, un sorriso che più che un gesto estetico é parte del suo linguaggio tecnico ed emotivo. In un contesto nuovo, in una squadra che cercava equilibrio e guida, Nkamhoua s'impone per presenza e affidabilità.
Ma la stagione, come spesso accade nelle storie vere, non va come previsto. S'infortuna a fine dicembre. Diagnosi iniziale: nulla di grave. Ma il polso sinistro continua a dargli problemi. Scopre di avere una lesione al legamento scafolunato, “il legamento crociato anteriore del polso”. Decide di giocare lo stesso. Gioca 13 partite da infortunato. Firma 20 punti contro Ohio State, 12 rimbalzi contro Wisconsin. Fino al punto in cui capisce che continuare significherebbe compromettere il futuro. Si opera. Finisce la stagione – e la sua carriera NCAA – con 138 presenze e con un ultimo saluto in lacrime al pubblico di Ann Arbor.
Dopo l’esperienza in Summer League con i Portland Trail Blazers – due gare in cui fa registrare 6.5 punti, 4 rimbalzi e 2 stoppate di media – Olivier Nkamhoua torna in Europa, firmando con i Niners Chemnitz. In Germania si mette in mostra su due fronti: in Bundesliga chiude la stagione a 10 punti e 4.7 rimbalzi di media, mentre in Basketball Champions League alza ulteriormente l’asticella, viaggiando a 14.8 punti, 4.8 rimbalzi e 1.4 assist a partita.
Sul piano tecnico, Nkamouha ha mobilità e skill-set adatti al basket europeo di alto livello. È un profilo adatto a contesti strutturati e ad alto ritmo, capace di dare solidità difensiva, presenza fisica sotto canestro e capacità di aprire il campo offensivamente.
Ha un'ottima struttura, capacità di reggere l’urto fisico e di cambiare su più ruoli difensivi (dal 3 al 5 a seconda dei quintetti).
Può punire mismatch in post, aprire il campo come spot-up shooter (buona meccanica, rilascio alto), correre in transizione e chiudere sopra il ferro. Ottimo tagliante dal lato debole, sempre pronto a farsi trovare nel dunker spot o in transizione secondaria. Buon tempismo nei roll corti.
In un contesto come quello di Varese, è il tipo di giocatore che può fare la differenza anche nella cultura tecnica del club, perché sa adattarsi, sa ascoltare, sa migliorare.

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