Il ricordo di The Coach.
Dalla Gazzetta dello Sport a cura di Dan Peterson
I miei ricordi di Giorgio Armani? Tanti. Tutti positivi. Facile quando parlo della persona più incredibile che io abbia mai conosciuto! L'avevo "conosciuto" prima che lui mi prendesse come coach dell'Olimpia nel gennaio del 2011. Però, si tratta di incontri di passaggio, una stretta di mano ad un evento e un brevissimo scambio di parole. Come tutti, sapevo che era; l'Italiano più famoso nel mondo, uno che poteva benissimo fare il presidente della Repubblica.
LA PRIMA VOLTA - Ho capito quanto era grande, per la prima volta, nel 1982, al nostro Nba Camp di Salsomaggiore. Avevamo il grande Pat Riley dei Los Angeles Lakers come coach per una settimana. Per ogni coach ospite, il giovedì pomeriggio era libero per shopping a Milano. Riley mi disse: «Dammi l'indirizzo del negozio di Armani». Penso che Riley abbia svuotato il negozio in 30 minuti. E' stato sempre vestito Armani per ogni partita dei Lakers! Poi, ho visto il suo ingresso nel mondo del basket nel 2004, quando l'Olimpia stava per essere venduta ad un gruppo non milanese. Sapevo perché gli architetti della salvezza, che hanno chiesto a Giorgio Armani di entrare come sponsor erano tutti amici. Poi, nel 2008, ero sollevato, come ogni tifoso dell'Olimpia, quando ho saputo che Giorgio Armani aveva comprato il 100% dell'Olimpia, spianando i debiti, dando un'impronta Nba alla società, tenendo il suo nome sulle maglie come sponsor. In un colpo solo, Armani ha salvato non solo l'Olimpia, ma tutto il movimento del basket. Ora vivevano tutti di "riflesso" grazie al suo nome. Ogni club ha tratto un beneficio della sua immagine. A partire dagli sponsor!
LA CHIAMATA - Arrivo al 2010-11 e alla chiamata per prendere in mano l'Olimpia dopo quasi 25 anni di assenza in panchina. Il tutto mi ha fatto piacere, logico. Ma mi ha fatto sentire anche un grandissimo senso di responsabilità nei confronti di Giorgio Armani. E' stato lui a mettermi a mio agio quasi subito. Ci siamo incrociati a Cremona per la mia seconda partita quell'anno. Stretta di mano, mano sulla spalla, poche parole, un sorriso che mi ha tranquillizzato più che un tir di Ansiolin.
LA PASSIONE - Da lì in poi, ho capito diverse cose. Mi ero anche chiesto dove fosse nato questo attaccamento all'Olimpia. E ho saputo che suo fratello, Sergio Armani, due anni più vecchio, classe 1932, era stato compagno di Sandro Gamba negli juniores dell'Olimpia! E anche che la sorella Rosanna era una ex giocatrice di basket, grande tifosa dell'Olimpia. Pian piano mettevo i pezzi del puzzle insieme. Con questo sapevo che nostro grande "boss" era anche un tifoso leale della squadra. Incontri con lui? Ognuno è stato come frequentare un anno ad Harvard! Non sprecava mai una parola. Ogni suo giudizio è stato saggio. Aveva un grandissimo senso di valore. Cioè, sapeva cosa era giusto o non giusto, cosa era importante o non importante. Essendo lui un grandissimo signore, voleva che i suoi giocatori e il suo allenatore si comportassero come signori in campo. Quando ho preso un fallo tecnico stupido conto Siena, al Forum, mi sono detto, «Proprio davanti a lui!».
GRANDE LEALTA' - Giorgio Armani era anche un uomo di grande lealtà. In questi anni, la squadra ha perso qualche partita al Forum. Lui non è mai andato via prima della fine della gara, vinta o persa, bella o brutta. Anzi, dava la mano ad ogni giocatore, con qualsiasi risultato. Come direbbe Sandro Gamba: «E' una cosa che non puoi comprare al supermercato». Credetemi, i giocatori e gli allenatori sentono bene se il proprietario è con loro, sole o pioggia. Si poteva anche scherzare con lui! A bordo campo, prima della gare, vedevo lui con un altro big, come Adriano Galliani, e gli dicevo, «Occhio! Sta frequentando gente poco apprezzabile!». Battuta da spogliatoio. Lui, «Lo so, coach, lo so». Mi spezza il cuore pensare che non lo vedrò più al suo posto per le partite dell'Olimpia al Forum. Spero che il club lascerà quel posto vuoto, Se lo fanno, mi fermerò davanti e lo toccherò con rispetto, stima e affetto.