Le "chiavi" della sfida Venezia-Trieste viste dal fronte giuliano

17 ottobre 2025 07:38

La Pallacanestro Trieste in visita al Taliercio.

Fonte: Cinquealto.com a cura di Raffaele Baldini
Neanche il tempo di metabolizzare la cocente ma corroborante sconfitta contro il Galatasaray, che si torna in campo per un altro match dall’alto peso specifico come quello contro la Reyer Venezia del Taliercio, derby triveneto molto sentito.
C’è un’eredità psico-fisica più pesante sulle spalle di Brown e soci, quei quaranta minuti di coppa giocati alla morte contro i turchi, a differenza di una “fatica” interna lagunare contro il Neptunas Klaipeda maturata con un “ventello” di scarto finale (89-69) e con Denzel Valentine a riposo per un affaticamento al polpaccio. Vero è anche che la Pallacanestro Trieste è uscita dalla sfida di coppa con tanta consapevolezza in più, maggiore anche della vittoria in terra partenopea.
La nuova Venezia come si presenta alla sfida? Con il consueto carico di talento diffuso, forse anche più garantito rispetto agli anni precedenti, perché Cole, Bowman e Horton danno certezze, Nikolic in termini di agonismo, con la consueta variabile impazzita che Trieste conosce bene, Denzel Valentine. DV45 e coach Spahija già non si amano alla follia, il linguaggio del corpo dei due parla chiaro, ma il talento del “chitarrista” esce da qualsiasi schema canonico, deve solo incontrare l’allineamento astrale… e là son dolori.
La rigida impostazione del coach di Sebenico restituisce un ambiente sempre sul filo sottile dell’equilibrio psicologico, dove per un nulla potrebbe scatenarsi l’inferno. Per questo motivo la squadra va a strappi, alle volte senza fluidità offensiva ma con il talento dei singoli a fare la differenza. Massima attenzione a due aspetti chiave, le scorribande di Cole e Bowman negli ultimi cinque minuti, una sorta di “must” tattico, e i liberi “regalati” quando conta, perché gli orogranata sono vicini alla sentenza (85.4%).
Fare tesoro delle prestazioni al Taliercio, quanto può diventare sanguinoso concedere un basket in campo aperto agli orogranata. Durezza mentale deve essere l’imperativo per i biancorossi, quella facoltà di imporre la propria fisicità, decidere quando spezzare il ritmo avversario o quando innescare il proprio sui 28 metri, evitando il consueto numero esagerato di palle perse. La durezza mentale che serve per non cadere nella “trappola” della “fiscalità teatrale” dell’arbitro Lanzarini, ben conosciuto in terra giuliana.

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