Imperativo fermare lo sloveno.
Dalla Gazzetta dello Sport a firma Andrea Buongiovanni, gli avversari dell'Italia di domani. Luka Doncic, giovedì, contro Israele, nell'ultimo impegno del girone di qualificazione dell'Europeo, è stato assolutamente immarcabile: 37punti (con 12/21dal campo e 9/9 ai liberi),11 rimbalzi, 9 assist, 3 recuperi. Il tutto, val la pena ricordarlo, in partite da 40 minuti, non 48 come in Nba. Il guaio è che domani, a Riga, nell'ottavo contro l'Italia, è pronto a fare altrettanto. Proprio le cifre, del resto, parlano chiaro: l'asso dei Lakers, nella prima parte del torneo (cinque incontri), è stato il migliore per punti realizzati (32,4 di media) e palle rubate (3,2) e secondo negli assist (8,4). Più 8 rimbalzi. La sua Nazionale, partita in sordina, sconfitta da Polonia e Francia - sulla scia di un avvicinamento difficile, con un unico successo a Lubiana sull'lnghilterra dopo 5 ko consecutivi - ha poi vinto contro Belgio, Islanda e, appunto, Israele. Trascinata, manco a dirlo, dal suo leader maximo. Il quale, cronologicamente, ha scritto 34 (con 9 rimbalzi), 39 (con 19/20 ai liberi e 9 assist), 26+11+10 (quinta tripla doppia nella storia dell'Europeo, la quarta dal 1995 e con i suoi 26 anni e mezzo il più giovane giocatore a raggiungere 400 punti nella manifestazione, dopo il francese Tony Parker nel 2007), 26 (ma con 2/10 da 3) e, come detto, 37 con quel po' po' di contorno. «Per lui - ha detto il compagno Edo Muric - sono tutti normali giorni in ufficio, nulla di straordinario». Già. Luka nel mentre, per gradire, con 1100 punti, è diventato il miglior realizzatore nella storia della Nazionale balcana. Del resto, gran predestinato: a 18 anni era nella rosa che, nel 2017, a Istanbul, vinse proprio l'oro continentale. II problema è che il n. 77, date anche alcune assenze di peso, non è circondato da fenomeni. I vari Rremen Prepelic, lo stesso Muric, Aleksej Nikolic, Gregor Hrovat (sin qui tutti tra i 10,4 e gli 8,2 punti-gara) e il rimbalzista Alen Omic, sono solo discreti comprimari e Doncic, spesso, è costretto agli straordinari, pure a qualche forzatura di troppo. Del resto, mette il becco in 51,4 punti a partita, pari al 54,8% complessivo: 32,4 diretti, 19,0 con imbeccate a favore di chi gli sta intorno. Il ragazzo, in entrambi i casi, crea come sempre dal nulla. E ha gli occhi di tutti addosso: giovedì, mentre risuonavano le note dell'inno israeliano, non era in campo. Subito si è pensato al deflagrare di un caso politico. Immediatamente ridimensionato: «Ho avuto un'urgenza - ha spiegato serafico -: sono dovuto correre alla toilette, non avrei potuto aspettare l'intervallo». Per l'Italia limitarlo (non fermarlo...), sarà assai complicato. Luka è anche in una forma fisica strabiliante. Forse come mai in passato. È chiaramente dimagrito. «Merito di una nuova dieta, di un diverso approccio al sonno e di un regime di allenamento diverso - ha spiegato nell'edizione statunitense di Men's Health uscita a fine luglio con un servizio di copertina -: a maggio non ho toccato palla e poi ci ho dato dentro con il mio staff di super specialisti, in parte rivisto». È composto dal trainer sloveno Anze Macek, dal fisioterapista spagnolo Javier Barrio e dalla nutrizionista connazionale Lucia Almendros. Doncic, un peso forma di 104 chili, durante la sosta forzata della scorsa stagione, tra l'addio a Dallas e l'approdo a Los Angeles, sarebbe arrivato a pesame 122. Mentre ora, rispetto alla serie di primo turno playoff persa 4-1 contro Minnesota nella seconda metà di aprile, ne avrebbe persi altri 14. Così tirato a lucido fa ancora più paura. Per la gioia, naturalmente, del capo allenatore gialloviola JJ Redick e del general manager Rob Pelinka. I Lakers, che su di lui a questo punto contano incondizionatamente, non per niente in luglio, con un triennale da 165 milioni di dollari (140 in euro) più opzione, gli hanno rinnovato il contratto. «Non si arriva in questa franchigia se non per vincere l'anello», disse tra le prime parole da californiano, a inizio febbraio. È una missione. Prima, però, c'è da pensare alla Nazionale, ai 2,1 milioni di sloveni che lo adorano e alla vecchia, cara, Europa. Italia, sei avvisata.